giovedì 20 agosto 2015

10 OBIETTIVI PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO



Gli Ordini degli Architetti PPC italiani e il CNA PPC riuniti in Conferenza Nazionale degli Ordini a Taranto, città divenuta simbolo tra i luoghi nei quali sono esplosi in maniera eclatante le contraddizioni nel rapporto tra valori costituzionali quali il diritto al lavoro, il diritto alla salute e all’ambiente, propongono al Paese e al Governo una riflessione sul futuro delle nostre città, sulla loro funzione centrale nel sistema Italia e per l’ Europa.
Gli architetti italiani, attraverso l’individuazione dei 10 principi che sostanziano il presente “Manifesto”, ritengono necessario attivare metodi di lavoro, sia nella fase di elaborazioni legislative e normative, sia nella fase della progettazione urbanistica e architettonica, fino alla fase di trasformazione e rigenerazione concreta di parti di città che contribuiscano alla costruzione di un futuro per la città contemporanea post-industriale capace di coniugare sostenibilità e qualità urbana e sociale ai processi di crescita e di trasformazione.
Sono necessarie risposte e soprattutto proposte. Prendiamo atto delle incertezze della politica nelle scelte per la città di domani ed in generale per le politiche dell’urbanistica, registriamo il primato dell’economia che determina i futuri scenari di sviluppo e l’inadeguatezza del sistema pubblico delle scelte che risponde con rigidezza e scarsa propensione al confronto oltre che alla apertura verso gli scenari europei.
Questo Manifesto degli Architetti italiani dichiara principi e contenuti di un percorso verso la rigenerazione urbana intesa in tutti i suoi molteplici aspetti. Una dichiarazione di intenti, ma anche la richiesta di impegno verso i nostri interlocutori a confrontarsi su tutti i punti nei quali è articolato.
Una dichiarazione di responsabilità civica e di messa a punto di criteri e di valori che ci consentiranno di esprimere un giudizio coerente rispetto alle proposte normative, eventi o progetti che riguardano il “Governo del Territorio”.

martedì 28 aprile 2015

COSI' E' TRAMONTATA LA STAGIONE DEI SINDACI

Alla vigilia delle Elezioni Amministrative del 31 maggio prossimo leggo un articolo di Massimo Cacciari su "l'Espresso" del 9 aprile scorso che sembra scritto pensando alla situazione di Avigliano e non solo.
Anch'io, come Cacciari, credo che la stagione dei sindaci, iniziata più di vent'anni fa sia ormai al tramonto e con essa una certa idea di Politica.

C'è un tempo per ogni cosa!

Massimo Cacciari

di Massimo Cacciari

Tra le tante albe incompiute della misera patria nostra quella delle Autonomie e della riforma federalistica è forse la più dolorosa da rammemorare - ma anche la più istruttiva. Nello sfascio della prima Repubblica e dei suoi partiti, venticinque anni orsono, fu un processo quasi fisiologico, per quanto favorito dalla riforma elettorale, quello che fece emergere una “rete” di personalità indipendenti, fortemente rappresentative a livello locale, che intendevano misurarsi concretamente nell’amministrazione dei propri territori. Non hanno mai formato partiti e neppure movimenti, ma esprimevano tutte, più o meno consapevolmente, l’unica energia, allora forse ancora viva, che ha caratterizzato la storia politica nazionale: quella delle città. E più o meno tutte comprendevano come il loro “servizio” avrebbe potuto produrre qualche risultato soltanto se si fosse combinato a un processo costituente vòlto a una riforma federalistica dello Stato. Anche coloro, come Bassolino, che appartenevano in toto alla “classe politica”, contavano allora in quanto espressione di un progetto di riorganizzazione complessiva della forma-Stato fondata sul valore delle Autonomie, sulla loro capacità di auto-governo.
Il combinato disposto tra Berlusconi, immarcescibile centralismo dei sopravvissuti apparati di partito, potenza della vecchia burocrazia ministeriale, secessionismo leghista, fece naufragare quella stagione ai suoi primi vagiti. Il nostro non è un Paese per gli Spinelli e i Trentin. Così come l’Europa non è un Continente per loro.

sabato 18 aprile 2015

NON CI RESTA CHE PIANGERE ...

... in attesa delle elezioni amministrative ad Avigliano.


Massimo Bucchi, "La Repubblica" del 18/04/2015

mercoledì 25 marzo 2015

La bellezza e Peppino Impastato

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Brano tratto da un dialogo tra Peppino Impastato e Salvo Vitale, dall’alto di Monte Pecoraro, guardando l’aeroporto di Punta Raisi, dopo la costruzione della terza pista.


PEPPINO: Sai cosa penso?
SALVO : Cosa?
PEPPINO: Che questa pista in fondo non è brutta. Anzi
SALVO [ride]: Ma che dici?!
PEPPINO: Vista così, dall'alto ... [guardandosi intorno sale qua e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre ... che è ancora più forte dell’uomo. Invece non è così. .. in fondo le cose, anche le peggiori, una volta fatte ... poi trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere! Fanno 'ste case schifose, con le finestre di alluminio, i balconcini ... mI segui?
SALVO: Ti sto seguendo
PEPPINO:... Senza intonaco, i muri di mattoni vivi ... la gente ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani, la biancheria appesa, la televisione ... e dopo un po' tutto fa parte del paesaggio, c'è, esiste ... nessuno si ricorda più di com'era prima. Non ci vuole niente a distruggerla la bellezza ...
SALVO: E allora?
PEPPINO: E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte 'ste fesserie ... bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?
SALVO: ( perplesso) La bellezza…
PEPPINO: Sì, la bellezza. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto.
SALVO: Oh, ti sei innamorato anche tu, come tuo fratello?
A conclusione del dialogo:
PEPPINO: Io la invidio questa normalità. Io non ci riuscirei ad essere così…

giovedì 8 gennaio 2015

LETTERA A UN RAGAZZO CHE VUOLE FARE POLITICA

Cesare Maccari, Cicerone denuncia Catilina, sec.XIX, Affresco 

di Michael Ignatieff*

Caro amico, mi ha colpito che tu ti sia rivolto a me per avere un consiglio in vista del tuo ingresso in politica. Chi ha alle spalle una carriera politica difficile, crudele e breve — come la mia — è grato che qualcuno tenga in considerazione la sua opinione. Posso solo dire che il mio pensiero ha “l’autorità del fallimento”, come scrisse Francis Scott Fitzgerald. Prima di tutto devi capire il perché di questo tuo desiderio. Non sai quanta gente entra in politica senza saper dire perché tiene tanto a farlo. Le motivazioni, in realtà, sono sempre le stesse: il desiderio di gloria e di fama, l’opportunità di fare qualcosa di importante, che davvero migliori la vita di tante persone. Devi far parte di quelli che hanno ambizioni smisurate, addirittura ridicole, che vogliono far valere le loro idee al di là di quella che può essere una conversazione intelligente attorno a un tavolo. Devi sentire una sorta di vocazione, essere convinto che sia assolutamente necessario fare qualcosa e che la persona giusta sei proprio tu. Io avevo la vocazione della politica. Mi mancava però l’attitudine alla lotta politica. Gli attacchi li vivevo come affronti personali, il che è un grave errore. Non c’è mai niente di personale, sono solo affari. È così da sempre. Ci si può preparare al combattimento guardando gli incontri da assistente, dietro le corde del ring, come facevo io quando avevo vent’anni.