sabato 29 novembre 2014

SCUOLE A CONFRONTO

Interessante operazione della Fondazione Agnelli con la piattaforma "Eduscopio". Vengono messe a confronto scuole simili e limitrofe mediante l'analisi dei risultati degli studenti iscritti all'università. Potrebbe essere un'ipotesi concreta per valutare il lavoro svolto dalle scuole superiori.
Foto: pixabay.com


No alle medaglie, sì al confronto fra istituti simili così “Big data” è vincente

di Riccardo Luna

Dopo il tentativo fallito del 2011 anche il governo ci riprova con “un format di autovalutazione”

Il 27 dicembre 2011 il ministro dell’Istruzione del governo Monti, il professor Francesco Profumo, firmò una circolare alla quale teneva molto: si chiamava “scuola in chiaro — diffusione online dei dati delle singole istituzioni scolastiche”.
Puntava a rendere finalmente trasparente e confrontabile la qualità di ciascuna scuola con il duplice obiettivo di aiutare la scelta dei genitori degli studenti al momento delle iscrizioni e di fissare dei miglioramenti misurabili per i docenti. Il 12 gennaio del 2012 il portale venne messo in Rete: era progettato e disegnato piuttosto male ma non è per questo che naufragò. Naufragò perché affidava il caricamento dei dati alle scuole che avrebbero dovuto quindi volontariamente mettersi a nudo ed esporsi a confronti e giudizi. Va detto che a volte i numeri non dicono tutto di una scuola e che i paragoni andrebbero fatti solo fra istituti simili: un dato di abbandoni alto in una scuola della periferia del sud, non tiene conto delle difficili condizioni sociali e quindi magari dei miglioramenti.
Ma se invece i dati vengono pesati e raccontati la trasparenza è il primo passo di una scuola che assume su di sé l’impegno di migliorare continuamente l’offerta formativa con i (pochi) mezzi a disposizione. Perché alcuni ci riescono ed altri no? Non si tratta di dare medagliette (i professori, e ce ne sono tanti, che stanno riuscendo a fare miracoli didattici ogni giorno non le cercano; si accontentano di un grazie). Il punto è: ci sono modelli che possiamo copiare? Solo così si migliora: osservando, misurando, comparando e se del caso imitando.
Della “scuola in chiaro” di Profumo resta un link sulla homepage del sito web del ministero che porta ad una serie di pagine praticamente abbandonate. In questo senso l’operazione trasparenza lanciata dalla Fondazione Agnelli con Eduscopio è una rivoluzione: la piattaforma è ben progettata ed è molto usabile anche per chi non è esperto. E l’idea di collegare la base dati dei voti degli studenti universitari con le scuole secondarie di provenienza è una brillante operazione di “big data” per avere degli indicatori che hanno molto senso.
Ma la cosa migliore a mio avviso è la cautela con cui i dati vengono presentati: non esistono classifiche nazionali, che non hanno senso; i confronti invece vengono fatti solo fra simili e limitrofi. Ci saranno polemiche? Inevitabile. Sono possibili miglioramenti? Non c’è dubbio. Ma la strada è questa. Come dimostra il fatto che proprio l’altro ieri il ministro Giannini abbia lanciato “il format per il rapporto di autovalutazione delle scuole”: attraverso 49 indicatori le scuole sono invitate a riflettere su se stesse e migliorarsi. A luglio i risultati online. Erano 15 anni che se ne parlava.

da "La Repubblica" del 29/11/2014
Per saperne di più:

lunedì 20 ottobre 2014

100 COLORS

100 COLORS

Shinjuku Central Park, Tokio, 2014
Progetto di Emmanuelle Moureaux

venerdì 10 ottobre 2014

Rifkin: Vivere senza petrolio? Sarà una rivoluzione come quella di Internet



"Non è la fine del petrolio, è il tramonto di un'era. La società gerarchizzata, fortemente accentrata nel potere e nelle ricchezze, si sta lentamente sgretolando. E al suo posto comincia a prendere forma un modello a rete, in cui centinaia di milioni di persone producono l'energia che serve alle loro case e alle loro attività. È una rivoluzione sociale, non solo energetica". Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends, commenta senza stupore l'annuncio dei Rockefeller di uscire dal business delle trivelle. "Non mi meraviglio perché chi alza lo sguardo vede i trend", continua Rifkin. "La transizione dal sistema produttivo basato sui combustibili fossili a quello basato sull'internet dell'energia è in atto e sarà inarrestabile come lo è l'espansione dell'internet della comunicazione. I due modelli sono simili: si basano sul passaggio da una logica verticale, in cui pochi godono di molti benefici, a una logica orizzontale, in cui i vantaggi e la conoscenza vengono distribuiti".
Eppure gli Stati Uniti stanno puntando molto sullo shale gas, non è un rilancio dei combustibili fossili sotto altra forma? "È una bolla che scoppierà presto: non ci sono le condizioni per uno sfruttamento conveniente in larga scala di una risorsa che è molto diluita, costosa nell'estrazione e con procedure estrattive ad alto impatto ambientale".
Se il passaggio al nuovo modello è inarrestabile, come spiega la crescita di tensioni, anche geopolitiche, attorno ai giacimenti di fossili? "Dire che il processo è inarrestabile non significa dire che scorrerà sul velluto. Le resistenze sono forti. Ma sono forti anche le tensioni competitive tra gruppi e tra Paesi che si contendono la leadership delle nuove tecnologie. Le grandi agenzie internazionali sull'energia prevedono che tra breve le rinnovabili scalzeranno il dominio dei fossili, ma non dicono quali Paesi saranno tra i vincitori e quali tra gli sconfitti perché questa partita è ancora in corso".
L'Italia, che lei frequenta spesso, sarà dalla parte dei vincitori o da quella degli sconfitti? "L'Italia ha il sole ma non ha il solare, la Germania non ha il sole ma ha il solare. I segnali che sono venuti dagli ultimi governi sono scoraggianti: per permettere la rivoluzione tecnologica basata sulle fonti rinnovabili e sull'efficienza ci vogliono continuità di indicazioni, costruzione di infrastrutture, manovre coerenti. La Germania lo ha fatto e ne sta traendo grandi benefici, anche dal punto di vista occupazionale. L'Italia si è fermata a metà strada e sembra voler tornare indietro, più interessata alle trivelle che all'energia pulita: se non metterà a punto una filiera nazionale dovrà continuare a comprare all'estero gli strumenti necessari per avere energia".
Nel libro che ha appena pubblicato, La società a costo marginale zero , lei parla di internet delle cose. Qual è il nesso con l'energia? "Il nesso è forte. Da una parte abbiamo il costo marginale dell'energia che tende a zero perché, una volta pagati i costi di costruzione degli impianti, il sole è gratis e il vento non manda la bolletta. Dall'altra il modello internet ha varcato il muro della vita reale modificando logistica e convenienze energetiche: oggi puoi progettare in un luogo e realizzare gli oggetti in un altro con stampanti a 3d. Evitando trasporti, cioè consumi energetici e inquinamento ".

Tratto da la Repubblica del 10/10/2014

Repubblica.it

LA BUONA SCUOLA? QUELLA CHE NON UCCIDE GLI ISTITUTI D’ARTE


di Andrea Ragazzini - Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità

Gentile Direttore,
nel documento del Governo Renzi La buona scuola il quinto capitolo, dal titolo Fondata sul lavoro, è dedicato al rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro, a partire dalla constatazione che “a fronte di un alto tasso di disoccupazione, le imprese faticano a trovare competenze chiave”, tanto nell’industria elettronica e informatica quanto in settori come quelli del mobile e dell’arredamento. Le premesse sono condivisibili e i propositi meritori. Apprezzabile in particolare l’idea della Bottega scuola, cioè “esperienze di inserimento degli studenti in contesti imprenditoriali legati all’artigianato, al fine di coinvolgere attivamente anche imprese di minori dimensioni o tramandare i mestieri d’arte”. Ma oltre a frequentare le botteghe degli artigiani, per gli studenti interessati ai mestieri d’arte c’è bisogno di una scuola ad hoc, un percorso di studi che dia loro una specifica preparazione professionale. Che attualmente non esiste più.

martedì 16 settembre 2014

TLG 2.0 – Through the looking glass 2.0


rassegna di videoarte a cura di Susanna Crispino
in collaborazione con il Polo Museale di Gualdo Tadino
Museo Civico Rocca Flea
21 Settembre 2014 ore 11:30


Gli spazi espositivi della prestigiosa Rocca Flea di Gualdo Tadino ospitano TLG 2.0 – Through the looking glass 2.0, rassegna di videoarte proveniente dalla VIII Biennale delle Arti di Shiryaevo a cura di Nelya Korzohva e Roman Korzhov (Shiryaevo/Samara, Russia 2013).

L'esposizione, a cura di Susanna Crispino in collaborazione con il Polo Museale di Gualdo Tadino, riunisce dieci artisti italiani affermati nel panorama internazionale intorno al tema della verità dell’immagine.

Le opere video di: Bruno Di Lecce, Giuseppina Esposito, Giulia Giannola, Giuseppe Manigrasso, Mauro Rescigno, Vito Pace, Angelo Ricciardi, Roxy in-the-box, Nello Teodori, Angelo Volpe, promuovono un dialogo tra la dimensione storica del luogo e quella presente dell’arte contemporanea.

venerdì 5 settembre 2014

LA BABELE IN EDILIZIA

foto Claudio Riccio/Flickr

A ogni città il suo vocabolario: norme edilizie, invincibile Babele

di Sergio RIZZO

Un problema «formale» l’ha definito il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Quale sia la «formalità» così decisiva da far saltare la semplificazione più importante contenuta nel decreto «sblocca Italia», non è dato sapere. L’unica cosa certa è che la norma con la quale si stabiliva che gli 8 mila Comuni italiani avrebbero avuto un regolamento edilizio uguale per tutti è misteriosamente scomparsa nella notte fra lunedì e martedì. Evaporata, volatilizzata, dissolta. Lupi dice che se ne parlerà in sede di conversione del decreto nel Parlamento. Oppure in un altro provvedimento.

mercoledì 3 settembre 2014

LA BUONA SCUOLA




Il Governo ha appena annunciato il progetto di riforma denominato "La Buona Scuola".
Si tratta di linee guida su cui aprire un dibattito col mondo della scuola, per avviare nel 2015 le riforme vere e proprie.
Per scaricare il materiale vai al sito: passodopopasso.italia.it
Il 15 settembre parte la campagna di ascolto del mondo della scuola.
Torneremo sicuramente sugli argomenti indicati nelle linee guida.

lunedì 1 settembre 2014

I COLORI DI BURANO

foto Tony Gentile/REUTERS
repubblica.it

UNITED OF COLORS PANTONE



di Michele SMARGIASSI

«Intramontabile tricolore!» esclamò lo speaker del cinegiornale Incom, ma sul podio Gino Bartali guardava perplesso la sua maglia tricolore di campione d’Italia 1952, borbottando ai giornalisti: «Il verde è diventato più chiaro...». Aveva ragione. Quello era squillante, mentre sul suo primo trofeo, nel 1935, era grigiastro. Ma che importa? Bianco rosso e verde, no? Ma quale rosso, quale bianco, quale verde? L’occhio umano percepisce migliaia di sfumature. Una vale l’altra? Poteva l’eroico Bravehart immolarsi per una bandiera d’un blu qualsiasi? Mai, infatti nel 2003 il parlamento scozzese attribuì per legge, alla sua croce di sant’Andrea, una tonalità precisa. Oggi l’orgogliosa Scozia si commuove solo se sull’asta garrisce il Blu Pantone PMS300. I colori, per Kandinskij «linguaggio universale dell’anima», per secoli hanno sfidato il vocabolario. Come si parlano i colori? Mallarmé li identificava con le vocali, A nera, E bianca, I rossa... Per gli artisti, ogni nuance aveva un passaporto, un certificato Doc: blu di Prussia, terra di Siena, rosso pompeiano... Poi, mezzo secolo fa, qualcuno disse basta con le approssimazioni analogiche. Niente poesia: numeri. Precisi, inconfondibili, ordinabili in righe e colonne. Ora si dice 2767C, 7607C, 1805C.

mercoledì 27 agosto 2014

ADOTTA IL MODULO



A seguito dell'accordo "Italia semplice" tra Governo, Conferenza delle Regioni, ANCI e UPI e del DL 90/2014, sono stati redatti i moduli unificati per la SCIA edilizia e il Permesso di costruire.L'adozione di tali strumenti, considerati indispensabili "a garantire la libera concorrenza e livelli essenziali concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale." non è però automatica e richiede l'adozione dei medesimi da parte delle amministrazioni territoriali.
A tal fine il Consiglio Nazionale ha deciso di promuovere, presso i propri iscritti che operano Internamente e esternamente alle PP.AA. l'adozione di tale atto di civiltà.
Questo per far sì che Regioni, Comuni e Provincie adottino i moduli unificati, cooperando tra loro perché i processi amministrativi siano chiari e trasparenti; perché i progettisti tornino a fare i progettisti e possano contribuire a risolvere i problemi dell'habitat senza spendere tempo ed energie a rincorrere una sterile burocrazia che, con le sue procedure bizantine e i suoi tempi impossibili, ha contribuito a mettere in grandissima difficoltà il nostro Paese.
A tal fine il CNAPPC promuove colleghi, enti e istituzioni questo appello, e chiede a tutti i progettisti italiani di appropriarsi dei suoi contenuti veicolandolo in rete e presso la società civile.
Questo nella speranza che questa piccola ma importante riforma possa diventare un concreto segnale di civiltà e di diritto e non trasformassi nella solita norma presto dimenticata e resa inutile.

Consiglio Nazionale Architetti

MA LA RIVOLUZIONE PARTE DAGLI INSEGNANTI


In attesa di conoscere le decisioni del Consiglio dei Ministri di venerdì 29, continua sui giornali il dibattito sul mondo della scuola.

Scuola di Barbiana. Foto di Giovanni/Flickr

di Mariapia VELADIANO

Non si sa più da che parte prenderla la scuola italiana. Siamo tutti stremati dall’infinita sequenza di “grandi riforme rivoluzionarie”. Eppure qualcosa è necessario fare per ricostruire la fiducia.
Qualcosa che parta proprio dagli insegnanti. Perché la storia del loro reclutamento non si lascia raccontare. Arrivati in aula per mille diversi “canali”, come orrendamente si dice, fra loro alla rinfusa sovrapposti, disordinati, ogni anno diversi, promettenti e costosi. Sono poi, gli insegnanti, scivolati in graduatorie di prima, seconda, terza fascia, a scorrimento, a esaurimento. Illusi, disillusi, spostati di qua e di là. In questo momento è forse possibile ma di sicuro inutile fare la lista delle colpe. Servono prudenti e pensati interventi che disinneschino i conflitti e le disfunzioni tenendo presente le ingiustizie più evidenti ma soprattutto il bene degli studenti che non possono cambiare insegnante ogni anno.
La scuola esiste per loro, non per risolvere il problema del precariato. Piccoli passi: contratti di supplenza triennali, esistono già in Trentino, piacciono a tutti, il supplente rinuncia ad avvicinarsi a casa se si libera un posto vicino, ma sa dove lavorerà, gli studenti hanno tre anni assicurati. Piccoli passi: non cambiare le regole del gioco in corsa, i contenziosi devastano i rapporti fra colleghi. Non serve un altro concorsone con canale privilegiato, ma la progressiva paziente soluzione dei contenziosi ancora sospesi.

sabato 26 luglio 2014

"QUOTA 96"

Finalmente potrà andare in pensione il personale "Quota 96".





Accolto nella notte tra venerdì e sabato l’emendamento presentato da Manuela Ghizzoni, deputata del Pd. Finalmente il personale di “Quota 96” potrà andare in pensione dal 1° settembre di quest’anno: è stato, infatti, accolto l’emendamento Pd che sblocca una situazione in stallo da oltre due anni. Ne dà notizia la parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni che, al fianco dei lavoratori, non ha mai smesso di perseguire questo risultato di equità e giustizia.

Fra poco più di un mese, dopo aver atteso oltre due anni, il personale della scuola, bloccato nell’anno scolastico 2011/2012 dalla riforma Fornero, potrà finalmente andare in pensione. È stato, infatti, accolto in Commissione, nella notte fra venerdì e sabato, l’emendamento al dl Pubblica amministrazione che reca, come prima firma, quella della parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni, vice-presidente della Commissione Istruzione della Camera, che ha lottato per questo risultato, a fianco dei lavoratori, fin dall’insorgere della questione. Il provvedimento riguarda tutti coloro che avevano acquisito questo diritto secondo le vecchie norme pre-Fornero: in Italia 4mila persone, oltre un centinaio nella sola Modena. “Siamo molto soddisfatti del traguardo raggiunto – conferma con sollievo l’on. Ghizzoni – La riforma Fornero era la sola riforma pensionistica che non aveva tenuto conto della peculiarità di chi lavora nel mondo della scuola, personale che, per tutelare la didattica, può andare in pensione, pur avendo maturato i requisiti richiesti dalla legge, in una sola finestra annuale, quella del 1° di settembre, all’avvio di ogni nuovo anno scolastico. Ora anche chi era rimasto bloccato a scuola, pur avendo maturato i requisiti nel corso dell’anno scolastico 2011-2012, potrà finalmente andare in pensione fra poco più di un mese e lasciare il proprio posto a personale più giovane e motivato, ora precario”. Il provvedimento dovrà ora passare il vaglio della Commissione Bilancio, ma in Parlamento gode di un solido sostegno trasversale tra tutte le forze politiche presenti.
È stato, inoltre, accolto un altro emendamento a prima firma Ghizzoni, che riforma la procedura dell’abilitazione scientifica nazionale nell’Università italiana: non sarà più a bando bensì a “sportello” (per evitare l’effetto concorso e quindi valutazioni comparative) e durerà 6 anni.

Dal sito web di Manuela Ghizzoni

mercoledì 23 luglio 2014

IDEE SULLA SCUOLA

Ho letto, qualche giorno fa, un articolo molto interessante sul sito de L'Unità a firma di Mila Spicola che affronta in maniera complessiva le questioni relative al mondo della scuola.
È un lavoro molto articolato che tocca varie problematiche e fa emergere anche delle proposte concrete sulle quali è possibile aprire un confronto.
Per chi ha voglia di leggere l'intero lavoro può collegarsi a: unita.it

Anche la FLC-CGIL ha presentato un documento con le sue proposte: flcgil.it

La discussione è partita, speriamo che non vengano disperse tante energie per approdare ad un nulla di fatto.

info:    unita.it      flcgil.it

lunedì 14 luglio 2014

Chi dovrebbe essere pagato di più, a scuola?

In questi giorni si parla tanto, e molto spesso a sproposito, di scuola. Tutti si sentono in grado di dire la loro su argomenti che credono di conoscere. Questo vale, purtroppo, anche per chi è chiamato ad occuparsi di scuola nelle sedi istituzionali. L'articolo che segue si occupa del tema - valutazione e retribuzione dei docenti - in maniera chiara e condivisibile.


di Claudio Giunta

[Domenicale del Sole 24 ore, 13 luglio 2014]
La scuola e l’università italiane sono quei posti in cui si entra in ruolo tardissimo, a quaranta, cinquant’anni (dopo ogni concorso c’è il servizio TV sul tale che vince la cattedra a un giorno dalla pensione), ma una volta entrati in ruolo si è praticamente inamovibili, nel senso che per essere licenziati bisogna perlomeno uccidere, e si è quasi immoti, nel senso che la poca carriera che si fa è legata soprattutto (e a scuola esclusivamente) all’anzianità di servizio. Specie a scuola, dove gli stipendi sono più bassi e il lavoro più stressante, non è davvero una buona strategia per ottenere insegnanti zelanti, coscienziosi e aggiornati. Dopo un po’, vedendo che la virtù non viene premiata e il vizio non viene punito, uno smette di dannarsi l’anima e fa quel che deve fare, niente di più.
Il disegno di legge del governo di cui ha parlato il sottosegretario Reggi in un’intervista a Repubblica si propone di intervenire su questo e altri problemi. “Tutte le ricerche internazionali – ha detto Reggi – concordano sul fatto che gli insegnanti italiani lavorano meno, guadagnano meno e non fanno carriera. Vogliamo ribaltare le tre conclusioni”. Lascio da parte i due primi punti e mi soffermo sul terzo:fare carriera significa insomma ricevere uno stipendio più alto rispetto ad altri colleghi, e senza che questo privilegio sia legato necessariamente all’anzianità. Mi pare una cosa giusta: nella scuola ci sono insegnanti bravissimi e insegnanti pessimi, e non si vede perché i primi non dovrebbero guadagnare più dei secondi, anche molto di più. Se non è solo effetto-annuncio, il fatto che il ministero intenda operare in questo senso è un’ottima notizia. Non è invece una buona notizia quella relativa ai criteri alla luce dei quali dovrebbero essere assegnati questi fondi: “premi stipendiali fino al 30 per cento per i docenti impegnati in ruoli organizzativi (vicepresidi, docenti senior) o attività specializzate (lingue e informatica)”. Questo è infatti un errore, e non piccolo.
Gli insegnanti vanno valutati (e premiati) per come insegnano, non per quello che fanno al di fuori dell’insegnamento, “in ruoli organizzativi” o in “attività specializzate”. Quello che conta, a scuola, è la scuola: cioè quella normale, difficilissima amministrazione che si fa attraverso le lezioni, le interrogazioni, il dialogo con gli studenti. Un bravo professore di filosofia deve insegnare bene la filosofia: se lo fa, va premiato, perché formerà delle persone colte e intelligenti. Un cattivo professore di filosofia che si impegna “in ruoli organizzativi” o in “attività specializzate” (e mette su, poniamo, un assurdo corso di informatica filosofica, mentre nelle ore di lezione legge il giornale: io al liceo avevo un tipo così) resta un cattivo professore di filosofia, che non formerà delle persone colte e intelligenti (expertus loquor!), e per questa ragione non va premiato.
Questa è logica spicciola, ed è abbastanza sorprendente che al ministero pensino di dare una medaglia (e dei soldi) non a chi fa bene il suo lavoro ma a chi s’impegna a farne (chissà se bene, chissà se basta segnare il proprio nome su una lista) uno diverso. Abbastanza sorprendente, non troppo, per due ragioni. La prima è che questa idea di una scuola che fa soprattutto cose diverse dalla scuola (la settimana bianca, le lezioni di cucina, il corso di computer, il seminario sull’autostima, l’ora di autocoscienza, il sit-in contro Boko Haram), e premia gli aspiranti burocrati anziché i bravi insegnanti, è un’idea molto ben intonata allo spirito dei tempi, tempi in cui – dato che tutto è così complicato, tutto così difficile da far funzionare – sembra esserci bisogno più di bravi gestori della macchina che di persone che insegnino decentemente Galileo o Kant. La seconda ragione è che mentre l’impegno in “ruoli organizzativi” e “attività specializzate” è quantificabile (non, ripeto,qualificabile: uno può lavorare venti ore al giorno come vicepreside o insegnante di russo e fare danni in entrambi i ruoli), e dunque premiabile, decidere se un professore è o non è bravo è molto più difficile, ed è ancora più difficile provarlo.
Ma (primo punto) chi ha a che fare ogni giorno con gli studenti (è un’esperienza che al MIUR molti avranno, o avranno fatto) sa bene quanto sia importante ricevere, negli anni della formazione, delle lezioni ben fatte su Galileo o su Kant, sa anzi che quella è, in sostanza, l’unica cosa che conti veramente. Ognuno di noi è grato almeno ad un insegnante, tra quelli che ha avuto a scuola: e non credo proprio che sia l’insegnante che si era più alacremente impegnato “in ruoli organizzativi” o in “attività specializzate”. Quanto (secondo punto) a come individuare i migliori, se ne può discutere: i risultati dei test Invalsi? Ho molti dubbi. Il giudizio dei dirigenti scolastici? Ne ho ancora, ma un po’ di meno. Ispettori? Non vedo perché no: non è questo appunto il loro ruolo?
Comunque sia, è su questo problema – come valutare e premiare gli insegnanti più bravi a insegnare – che il ministro dovrebbe concentrarsi. Battere altre strade è più facile, ma non va bene.

info: www.claudiogiunta.it

martedì 1 luglio 2014

NECROLOGIO PER L’ISTITUTO D’ARTE

Da ex allievo dell'Istituto Statale d'Arte di Potenza, mi ha fatto molto piacere leggere questo articolo pubblicato lo scorso 23 giugno su "La Gazzetta del Mezzogiorno". Ho trascorso tra queste mura cinque anni fantastici. Il destino ha voluto che ci ritornassi, anni dopo, come insegnante. Adesso ha cambiato pelle e nome, ma credo che possa continuare a dare il suo contributo nel campo dell'insegnamento delle arti .......


di Anna Maria Palermo (insegnante dell’Istituto Statale d’Arte di Potenza) e Antonio Palermo (ex allievo dell’Istituto Statale d’Arte di Potenza)

Gli ultimi studenti degli Istituti d’Arte italiani, si accingono a concludere il loro percorso di studi. Gli ultimi. Perché con loro l’Istituto d’Arte muore, abolito dalla riforma Gelmini, cinque anni fa.

Ma, prima che questa gloriosa esperienza sbiadisca e si cancelli dalla memoria collettiva, forse è il caso di ripercorrere la breve e intensa vita di questa tipologia di istituzione scolastica, decisamente anomala, nel contesto generale dell’organizzazione del sistema di istruzione superiore italiano.

L’Istituto d’Arte, così come lo conosciamo, nasce negli anni ’60. Sono gli anni in cui gli studenti si mobilitano perché la scuola (e la società tutta) si liberi dall’autoritarismo reazionario, duramente selettivo e discriminante che la caratterizzava dai tempi della riforma Gentile e assuma, invece, come suo obiettivo fondamentale, la cultura e la conoscenza per tutti, piuttosto che la riproduzione di inossidabili divisioni sociali.

Sotto la spinta del movimento degli studenti, anche la scuola superiore italiana è costretta a rispondere a quel bisogno di giustizia, di uguaglianza e di riscatto sociale che impregna l’atmosfera di quegli anni: tutti i ragazzi e le ragazze, da qualsiasi classe sociale provengano, hanno il diritto di aspirare al più alto grado di istruzione. Ed è così che, con le leggi 754/69 e 692/70, viene istituito, nelle scuole con ordinamento triennale, il biennio finale che consente l’accesso a tutte le facoltà universitarie. Queste istituzioni scolastiche, in particolare gli Istituti Professionali, possono cominciare a sperare di riscattarsi dalla loro condizione di scuole di ultima serie.

In questo clima, gli Istituti Statali d’Arte si caratterizzano per un portato rivoluzionario ancora più profondo, giacché il modello culturale su cui si fonda la loro organizzazione è la scuola del Bauhaus, una scuola in cui il confine tra arte, artigianato e tecnologia, tra lavoro manuale e lavoro intellettuale sfuma, per dar corpo ad una visione unitaria del sapere, in cui la mente e il corpo, la mano e il cervello concorrono, con pari dignità, alla realizzazione del “progetto culturale”, nella sua molteplicità e nella sua pienezza. Il centro della vita scolastica è il Laboratorio, luogo in cui anche la distinzione tra docente e discente si fa più sottile ed il processo di insegnamento/apprendimento diventa scambio continuo di esperienze, saperi e conoscenze.

A Potenza, l’Istituto d’Arte nasce nel 1967 e si caratterizza subito per la sua carica antiautoritaria e antitradizionalista. Guidato dal Preside Giuseppe Antonello Leone, artista ed esuberante divulgatore ed animatore culturale, coadiuvato dalla moglie, Maria Padula, poetessa e scrittrice legata alla terra lucana, circondato da insegnanti giovanissimi, ma fortemente motivati, l’Istituto vuole diventare artefice di una vera e propria rivoluzione culturale. Gli studenti fanno proprio lo slogan del Bauhaus, “diffondere l’arte attraverso la vita”, e diventano protagonisti di un nuovo fermento culturale che in quegli anni pervade la città. Il vissuto scolastico non si esaurisce con la fine delle lezioni: la scuola resta aperta fino a tarda sera e i giovani studenti sperimentano, ricercano, costruiscono, nella propria scuola/laboratorio, idee da esportare nella società. Alunni, docenti e preside si muovono come un sol blocco, percorrono le vie della città, partecipando a tutte le iniziative artistiche che vi si organizzano. Lo stesso edificio dove ha sede l’Istituto diviene sede di esposizione dei lavori prodotti dagli allievi, aperto al pubblico. Nascono diversi laboratori/studi artistici nei “sottani” del centro storico di Potenza, dove si dipinge, si scolpisce, si progetta, si fanno piccole esperienze lavorative, arredando negozi, allestendo sale per eventi musicali. Grazie all’esperienza e alla creatività dei giovani insegnanti, si introducono strumenti e tecniche innovative, che incuriosiscono e stupiscono. La trasgressione si espande, rompendo il clima rassicurante e conservatore di questa piccola città di provincia e, naturalmente, genera la reazione dei benpensanti. Quella scuola, aperta il pomeriggio, dove gli alunni erano “liberi” e “senza regole”, dove si suonava Bob Dylan e si ballava tutti insieme, docenti e studenti, dove si organizzavano eventi culturali e dibattiti, con un Preside che apriva la sua casa agli allievi, come se fosse quella di un amico; che anche quando le altre scuole “scioperavano” o venivano occupate, non sospendeva le lezioni, perché qui si progettava e si costruiva la scuola del futuro; quella scuola doveva rientrare nella “normalità”. Alla fine del triennio, qualcuno pensò bene che il Preside Leone dovesse andar via e a nulla valsero quindici giorni di astensione dalle lezioni dei ragazzi, le quotidiane sfilate silenziose, quasi in segno di lutto, in un silenzio gridato più delle urla, ogni giorno per le vie della città.

Negli anni seguenti, l’Istituto continuò ad essere protagonista della vita artistica e culturale della città: molti di quelle alunne e di quegli alunni continuarono a lavorare nel campo dell’arte o dell’artigianato artistico e tanti diventarono insegnanti in quello stesso Istituto, continuando a mantenere vivo, con grande spirito di abnegazione, quella idea di scuola/laboratorio che l’ha caratterizzato per molto tempo ancora.

Poi le cose sono cambiate. La sfida della costruzione di una scuola che consentisse a tutte e a tutti di acquisire realmente gli strumenti culturali indispensabili per diventare cittadine e cittadini consapevoli, in grado di leggere la realtà, di comprenderla, per sapersi orientare ed essere protagonisti di cambiamenti e di futuro, è stata persa.

Una scuola di massa e di qualità avrebbe dovuto generare un profondo ripensamento su contenuti, metodologie, organizzazione della didattica, rapporto tra docenti e studenti, insomma una vera “rivoluzione culturale”.

E invece, la trasformazione della società è avvenuta in direzione contraria rispetto alle aspirazioni di uguaglianza e giustizia sociale che fino agli anni ’80 hanno animato la nostra vita collettiva. E anche i cambiamenti normativi, introdotti nella scuola dagli anni ’90 in poi, portano quel segno.

Di fronte alla dura realtà di una società che ha prodotto nuove e più profonde disuguaglianze, negazione sempre più frequente di diritti che sembravano acquisiti per sempre, una notevole regressione in quanto a mobilità sociale, quel che rimane è un profondo senso di impotenza, scetticismo, profondo impoverimento culturale.

La breve vita dell’Istituto d’Arte, in fondo, è la metafora di un sogno infranto; il suo ultimo respiro, lontana eco di un mondo nuovo che ci sembrava a portata di mano; la sua morte, esito inevitabile della sconfitta di un’idea autenticamente democratica ed egualitaria della scuola e della società.

Tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 23/06/2014


ISTITUTO D'ARTE

Un bellissimo video storico sull'Istituto d'Arte di Lucca.
Periodi storici e situazioni ambientali diverse, ma atmosfere e passioni identiche.

giovedì 26 giugno 2014

LAVORARE PER LO ZERO

Un bellissimo articolo sul percorso artistico di Vito Pace




Il continuo ricominciare dell'arte di Vito Pace

Las Italias si confronta, per la sesta uscita, con l’evoluzione dell’arte di Vito Pace, improntata al concettuale e ad un continuo annullamento dell’oggetto artistico.

di Susanna Crispino et Vito Pace

mercoledì 25 giugno 2014

SPAZI VERDI: linee guida dell'UNI

Di questo argomento ce ne siamo già occupati in precedenti post (febbraio e luglio 2013), a proposito della Legge n.10 del 2013 e del Regolamento del Comune di Avigliano.

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È stata pubblicata la prassi di riferimento "Linee guida per lo sviluppo sostenibile degli spazi verdi – Pianificazione, progettazione, realizzazione e manutenzione".

Il documento è frutto della collaborazione tra UNI e le Associazioni Landeres e BAI – Borghi autentici d'Italia, ed ha lo scopo di fornire delle linee guida per lo sviluppo sostenibile degli spazi verdi, urbani e peri-urbani, quali i parchi e giardini pubblici e privati, i parchi e giardini storici, le alberate stradali, il verde a corredo delle infrastrutture, i parcheggi alberati, i percorsi ciclo-pedonali, parchi e percorsi fluviali ed aree spondali in ambito urbano, parchi divertimento, verde di pertinenza delle strutture turistico/ricettive, ecc. Con questa prassi di riferimento si fornisce agli operatori del settore – dai progettisti ai manutentori, dai responsabili della pianificazione del verde nell'ambito delle amministrazioni locali ai vivaisti, ai giardinieri – uno strumento di orientamento della pianificazione, progettazione, realizzazione, manutenzione e produzione di materiale vegetale. Il tutto in un'ottica di sostenibilità, seguendo le tre direttrici della qualità ambientale, economica e sociale in relazione alla gestione del territorio.

Il documento, inoltre, può essere utilizzato a supporto dell'applicazione della Legge "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani" (n.10 del 14 gennaio 2013, GU n.27 dell'1 febbraio 2013, in vigore dal 16 febbraio 2013), consentendo a tutti i soggetti coinvolti nella filiera della gestione del paesaggio di orientare politiche integrate di sostenibilità urbana finalizzate all’estensione e alla qualità degli spazi verdi e alla realizzazione di servizi eco-sistemici. In questo senso, il documento si basa su tre pilastri principali:
  1. rafforzare la biodiversità e la resilienza per implementare la rete ecologica e sociale su scala locale;
  2. adottare buone pratiche per la progettazione, il mantenimento e la gestione degli spazi verdi e per la produzione vegetale;
  3. applicare un metodo di gestione a basso input energetico, fisico ed economico.
Una risposta tempestiva, dunque, alle richieste di un mercato in continua evoluzione.

Per lo sviluppo sostenibile degli spazi verdi la prassi di riferimento individua una serie di azioni specifiche tramite le quali è possibile conseguire 15 obiettivi di qualità – qualità paesaggio, biodiversità, pianta, suolo, scarti, acqua, energia, inquinamento, nutrizione, difesa, diserbo, macchinari e attrezzi, materiali, produzione vegetale, sociale. Inoltre, sono fornite delle indicazioni in merito alle attività di formazione da promuovere presso gli amministratori, i tecnici e gli operatori del settore.

La prassi di riferimento UNI/PdR 8:2014 “Linee guida per lo sviluppo sostenibile degli spazi verdi – Pianificazione, progettazione, realizzazione e manutenzione” è disponibile e liberamente scaricabile dal sito UNI.

Si ricorda che le prassi di riferimento non sono norme ma documenti, al servizio della normazione stessa e del mercato, che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche, elaborati sulla base di un rapido processo di condivisione ristretta ai soli autori, sotto la conduzione operativa di UNI.

Tratto dal sito www.uni.com

sabato 24 maggio 2014

L'AMACA di Michele Serra

RIASSUNTO . Se uno pensa che non ci sia più niente da salvare e tutto vada distrutto perché quello che viene dopo, qualunque cosa sia, non può essere peggiore, vota Grillo. Se uno pensa che ci sia ancora qualche speranza di metterci una pezza e l’Italia sia ancora un paese riformabile, vota Renzi. Se uno pensa che dalla vecchia anfora rotta della sinistra possa sgorgare ancora una stilla di alternativa radicale, vota Tsipras. Se uno è di destra e non si è mai reso conto che Berlusconi è un anziano cacciaballe pregiudicato che ha reso ridicola l’Italia nel mondo raccontando barzellette sconce, vota Berlusconi.

Se uno è di destra e si è reso conto che Berlusconi è un anziano cacciaballe pregiudicato che ha reso ridicola l’Italia nel mondo raccontando barzellette sconce, vota Alfano. Se uno è molto di destra e non gli fa nessuna impressione spedire a Strasburgo anche un paio di fascisti, vota Fratelli d’Italia. Se uno coltiva la pittoresca idea che un groviglio inquinato di rotatorie stradali e capannoni possa essere addirittura una nazione e chiamarsi Padania, vota Lega. Se uno ama l’isolamento, può scegliere una delle altre quaranta liste in lizza. Se uno vuole fare uno scherzo, vota Mario Monti.

Da La Repubblica del 22/05/2014.


lunedì 5 maggio 2014

FIRENZE


Die Werte der Gemeinschaft - Il Valore della Comunità

Franco Cipriano Communitas (2014, installazione pitture a parete);
Vito Pace Ganz ernst (2009, scultura, ricamo fatto a mano su stoffa e cassa di legno);
Pier Paolo Patti (2014, installazione still da video a parete);
Angelo Ricciardi Like (2004, installazione libro d’artista);
Ciro Vitale Cronaca di un giorno perfetto (2010, Video 4’45’’)
a cura di Raffaella Barbato e Susanna Crispino

Vernissage venerdì 9 maggio ore 20,00

Opening 10 maggio/ 28 maggio 2014

Stuttgarter Kunstverein e. V 
Filderstrasse 34 · D 70180 Stuttgart/Stoccarda
http://www.stuttgarter-kunstverein.de


Venerdì 9 maggio 2014, negli spazi dello Stuttgarter Kunstverein e.v. di Stoccarda verrà presentata la collettiva d’arte contemporanea “Die Werte der Gemeinschaft / Il Valore della Comunità” a cura di Raffaella Barbato e Susanna Crispino.
Il progetto, ispirato alle riflessioni del filosofo contemporaneo Michael Sandel e del sociologo polacco Zygmunt Baumann coinvolge cinque artisti italiani Franco Cipriano (Scafati 1952), Vito Pace (Avigliano 1966), Pier Paolo Patti (Nocera Inferione 1978), Angelo Ricciardi (Napoli 1954) e Ciro Vitale (Scafati 1975) che, attraverso i differenti linguaggi dei loro lavori, si -e ci- interrogheranno ed analizzeranno in chiave critica le contraddizioni e le incidenze di alcuni temi cogenti ed assolutamente attuali, come il valore e la mercificazione dei beni immateriali, le strutture sociali, l'appartenenza ad una comunità, che trovano, nei due studiosi citati, un significativo punto di appoggio teorico e lo spunto per meditare sulla condizione umana tout court.
Tale intento appare lampante sin dal titolo, la cui natura risulta dalla "scomposizione" delle parole che lo formano: Valore può infatti essere inteso sia come "ideale" ovvero riferito ai valori immateriali, sia alla stima economica, così come "Comunità" può essere interpretata sia come insieme degli individui (sociologicamente e antropologicamente intesi, quindi nei rispettivi gruppi sociali) sia come Comunità Europea.
In quest'analisi, i riferimenti offerto da Baumann, che identifica nel consumismo uno delle cause di inclusione o di emarginazione sociale, e da Michale Sandel, che analizza il valore economico di beni tradizionalmente non appartenenti al mercato come lo intendiamo comunemente, sono solo un punto di partenza: gli interrogativi che essi sollevano sono molto più grandi. Ovvero: quanto vale il tempo di una persona? quanto la storia o i beni paesaggistici di un paese? Quali valori dell'Europa Unita avvicinano realmente i suoi abitanti? Siamo cittadini europei o semplici membri di una comunità economica? !
I lavori degli artisti in mostra hanno l'obiettivo di condurre lo spettatore attraverso l'indagine dei singoli aspetti, proponendo una lettura del reale mediata dalla differente sensibilità artistica e dai rispettivi media.
Il progetto è stato reso possibile grazie allo Stuttgarter Kunstverein e.v di Hanns-Michael Rupprechter di Stoccarda, con il patrocinio morale dell’IIC - Istituto Italiano di Cultura - di Stoccarda, il supporto di Di.St.Urb (Distretto di Studi e Relazioni Urbane) di Scafati, Italia; Spazio 011-Liceo De Chirico- Torre Annunziata, Italia e die di Baustellenbüro (indipendent book publisher) di Karlsruhe, Germania.

domenica 6 aprile 2014

ALLE TIERE SIND GLEICH





Opening Exhibition
4:00 pm, Sunday 06 April 2014
STÄDTISCHE GALERIE PFORZHEIM

Bleichstraße 81, 75173 Pforzheim Germany
Gallery opening hours: Tuesday/Saturday from 2.00 pm to 5.00 pm
Sunday from 10.00 pm to 5.00 pm


Participating Artists:

Stephan Balkenhol / Georg Baselitz / Rolf Bier Janusz Czech / Henning Eichinger / Mariel Gottwick Thomas Grünfeld / Simone Häckel / Volker W. Hamann Helma / Horst Janssen / Kehl / Yvonne Kendall / Karin Kneffel / Pia Maria Martin / Dirk Meinzer / Martin Mlecko / Vito Pace / Wolfgang Petrick / Walter Schels / Deborah Sengl / Monika Thiele / Iori Tomita / Daniel Urria / Claude Wall / Patrizia Waller / Evgenija Wassilew


info:  vitopace.net

martedì 21 gennaio 2014

UN VIAGGIO NELL'ARTE

Caravaggio, La Madonna dei Pellegrini (1604-1605), Chiesa di Sant'Agostino, Roma
Una delle tante opere trattate magistralmente dalla Mazzucco

Il sito di Repubblica ha ospitato per circa 50 settimane un viaggio nel mondo dell'arte raccontato dalla scrittrice Melania Mazzucco dal titolo "Il museo del mondo". Si tratta di un "museo" personale dove ci sono le opere che l'autrice ha scelto seguendo una strada molto personale.
Ne parlo adesso che la raccolta è giunta al termine, e non posso che essere grato a Repubblica e alla Mazzucco per aver realizzato un percorso culturale di notevole valore.
Il taglio personale dato alla lettura dei lavori ha fatto scoprire nuove angolazioni da cui osservare opere, autori e movimenti artistici.
Invito tutti quelli che in vario modo si occupano di arte, a dare un'occhiata al sito di Repubblica, con l'augurio che tutto questo lavoro non vada disperso.

mercoledì 15 gennaio 2014

ETERE

vito pace


18 - 22. 12. 2013 

Rupextre 2013 - Etere - Residency 
for artists & anthropologists, Matera, Italy



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